Marina Wiesendanger's
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  05/04/2005; 12.07.07


martedì 15 marzo 2005


 

Mattina, posso dormire un po’ di piu’ perché torna in negozio Eva, dopo due settimane con

scarlattina, non ci sarà invece Pat che ha esagerato con gli orari per supplire all’assenza di Eva.

 Kobi poi va all’ospedale per un controllo, lui dice inutile, ma è il meglio che si possa avere da un controllo, secondo me, insomma pronti via, ragazzi si dorme fino alle 11!

Suona però il telefono, è Eva, ha ancora bollicine, poche ma rosse. Ok, stammi lontana bambina,

mi precipito a rendermi visibile.

Sull’ascensore mi viene un dubbio. No, non ho il libretto del taxi, lo sapevo che era finito.

E no, non ho neanche un euro. Nada de nada. E’ perché esco sempre con lui, raramente sono andata da sola in negozio, e dentro c’è sempre stato qualcuno a governarlo.

Mi arrabbio, vado dal portiere e lo informo che mi deve dare 10 euro. Lui apre il portafoglio

e vedo che sorride da solo mentre cerca i dieci. Grazie, me ne vado, arrivo davanti alla porta

del negozio. Non ho la chiave. Quel pensierino del dietrofront tutti a letto passa rapido davanti ai

miei occhi ( uno è sempre rosso). Invece entro dal portone principale, attraverso il cortile, dove

c’era un prato bello, tosato perfetto e con le margheritine, che adesso è un orrendo cantiere

con macchine e gru. E’ la Pirelli che ha comprato tutto, anche noi, e sbatte per aria tutto, anche noi

e poi lo rivende a un prezzo che non ci conviene accettare, e senza neanche piu’ le margheritine !

Sto cercando di raggiungere il retro del negozio; trovo uno, due cavalletti con il vietato, li scosto

malamente, vietato a chi??, trovo nastri bianchi e rossi con pericolo, pericolo?! La mia vita è un pericolo! Vediamo. Li straccio, arrivo alla porta, ho la chiave, sono dentro,apro al pubblico la porta davanti. Fa buio.

Accendino sul quadro dei comandi luce, sigaretta, tanto è chiuso e devo stare calma, io le

luci non le ho mai né accese né spente, sono solo 18 anni che ho un negozio!

Tiro su tutti i bottoni che vedo, evviva. Ma le grandi al soffitto, none.

Telefono a Patrizia,la trovo. Mi dice come accendere. Fatto.

C’è già una cliente, mi porge quello che vuole comprare. Vado alla cassa, che però si rifiuta

di aprirsi. Signora, lasci qua e ritorni tra un po’, non siamo messe in grado di fare affari io e lei,

piu’ tardi la prego. Telefono a Pat, lei mi dà istruzioni che eseguo a rate, percorrendo piu’ volte la strada tra il telefono e la cassa, e piu’ tardi tra il telefono e il pos. O poss, che non ho mai aperto né chiuso da sola.

Nelle mie passeggiate tra le macchinette non mi accorgo di un signore seduto sulla panchina siriana,

mi fa sussultare quando gli cammino sul piede. Mi scuso. Mi sorride e mi dice che mi mira da un pò, già da quando faceva buio. Anzi, mi ammira, dice, fare tutte quelle cose con gli occhiali da sole!

 

 

 

 


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