Marina Wiesendanger's
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  02/06/2005; 16.39.06


domenica 29 maggio 2005


 

 Così mi ha detto ieri sera effe, un amico che ti offre velocemente parole quando hai bisogno di sentirle,

e non lo sapevi che l’aspettavi dal cielo.

Siamo qui solo da 20 giorni, giorni lavorativi però.

Il cielo mi ha dato un altro segnale, via sogno stanotte. Ero in paese, gente con cui parlavo,

gli dicevo un po’ ansiosa come mi trovo in questo periodo, spaventata dalla complessità del

tanto enorme fare qui in campagna, ma come si farà ad arrivare a tutto? L’erba degli ulivi, non l’ho

tagliata subito e quando torno sarà dura, ci vuole pare il trattore, e da dove passa che ci sono le

lavande e i gradini, e la serra piccola da pulire, è bollente là dentro e la terra già cemento,

l’erba l’erba, ma in città  l’erba si fuma e basta, non ci si preoccupa così!

Maria dei polli mi dice che il tempo aggiusta tutto. Non ci posso credere Maria! La mia vita metropolitana mi insegnato diversamente. Un uomo che è un incrocio tra il macellaio leonardo e il postino Giulio, lento mi ascolta e senza fretta mi risponde, si fa così: mette le mani a palla, larga

ma umana, che la riconosco, e poi fa ffff. E l’erba è fresca tagliata e la strada è trovata e pulita

è la serra piccola.

E’ un sogno, due sogni, uno sognato e uno da vedere mentre sogno.

E allora le rose, guarda i pulcioni e le bruche, hanno mangiato le viti e le foglie dei lecci!

Non è niente ancora a posto in casa e sì che ne portati di libri da una biblioteca all’altra senza

ancora dire basta, qui, è questo il posto, e se di notte non ho sonno e voglio sapere che bella cosa voglio cucinare domani e  la ricetta è giu’dabbasso, cosa faccio le divido in diurne notturne, ma è da pazzi!

e poi non ti pare che ho troppe, ma troppe pentole, piu’ coltelli dell’Oca Bruciata che cucina per 120 persone e piu’, e lei si meraviglia delle mie attrezzature, e io non riesco a buttare nulla, sono un gamberetto di luglio, anche tu Maria del 19 luglio, lo sai bene come è difficile scartare, mica siamo vergini che si liberano del necessario pur di fare spazio, come devo fare?

Così guarda, mi dice il postellaio, ffff…

È tutto a posto. Sorrido mi sento leggera. Era così facile? Sì, dice lui, fai fff..

Che vita bella! Che bello. Farai fff quando è ora per una cosa, anche quando sarà ora di morire,

farai per me fff..

sì sì dice lui, ma anche tu sai fare una cosa grande.

Sorpresa, gioia, questa ansia  sciocca di una lusinga. Cosa so fare? Sai dire quando pioverà, quando non si deve mettere fuori la tavola la festa i panni. Lo hai sempre fatto, anche quando qui in paese  si rideva di te.

E’ vero è vero. E’ cominciato nell’86, a San Gimignano. In un albergo dove i vetrai con cui lavoravamo

a Empoli ci hanno messo per la notte, tornando nella nostra stanza ho salutato il portiere e gli ho detto,  sniff, sento aria di neve. Da dove viene signora, da Milano? Certo, gli ho detto piccata.

 Eeh, qui da noi è diverso, non ha visto la giornata? E le previsioni, non le ha sentite?

Sono morti migliaia di ulivi nel gelo della notte quella notte di marzo, e la neve era così alta

la mattina che ci sono pure le canzoni.. e una mia foto con un lampo rosa, che se la trovo..

E ancora stamattina, da sveglia però, in mezzo a questo sole brillante mi han chiesto che dici?

Si viene da te per i petali dell’Infiorata di domani ? Ma subito, ho detto io, che poi piove.

Risatine scherzetti, ma come, eh no che Marì ci coglie, subito dopo al pranzo allora? Oh mì,

e io che pensavo di riposarmi oggi domenica! Tu dà retta! Io per me vado.

Sono le cinque della sera, i petali colti le rose tagliate almeno le grandi, che bella pioggia per tutto quello che aveva sete, ora non esageriamo, ho detto alla grandine, eh no così, e non ci pensi agli ulivi? Ma ffff..

Obbediente se ne va. Che bello fresco.

Come sono tranquilla, e felice.

E tutto è ancora da fare ma ho visto sul Pausillo campetti di fiori di lino. Celesti bianchi, piccolissimi inchini bagnati, Ho visto farfalline sugli alberi, sono le bruche che finalmente volano, e via, non hanno piu’ fame né denti, ma ali. Ho visto che tutti han bevuto alla grande, in culo alla pompa dell’acqua, che non solo si è rotta, ma non c’è, e arriverà mentre noi siamo al mare.

Ho visto che è vero, che tutto s’aggiusta. O che passa.

 

 

 


10:02:13 PM    comment []


 

E allora contenta, serena, ho preparato la cena.

Ho grattugiato zucchine zenzero mela e scorza di limone sottili tipo capelli d’angelo.

Ho infilato tutto questo in sacchetto del pane con la maizena e sbattuto. Occhio ai buchi laterali della carta. Poi ho fatto la doccia .

E sì, la maizena prima dell’uovo.

Ho sbattuto 3 uova con sale pepe cannella cumino .

Ho messo l’uvetta, che secca!, nel microonde con acqua per pochi secondi.

Preso le verdure e messe nelle uova, aggiunto le uvette strizzate.

Scaldato l’olio per friggere. Fatto mucchietti separati nell’olio, con le mani, ce ne stanno 5 nella mia padella, non piccoli.

Girato, bella crostina, sale e serviti con insalatina e chutney di mele, sì fatto da me precedentemente in un’altra vita, quella di città. Dove di buono ci sono tutte le mele che vuoi anche quelle vere e piccole.

Era buono.

 


9:57:04 PM    comment []

© Copyright 2005 Marina Wiesendanger.
 


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