Ho visto l’unica casa rimasta degli Etruschi, non sapevo neppure che ce ne fosse una,
di solito si parla di tombe, e qui è pieno, siamo in Etruria.
Questa casa sta a Murlo, paesino medioevale grande come una stanza, vicino a Buonconvento
nel centro delle crete senesi, terre da miracolo che la strada cavalca tra due valli continue a strapiombo, come ti potessero mancare sotto i piedi da un momento all’altro.
E forse possono.
Si arriva per le colline di Val d’Orcia, che sono arate e rivoltate in grandi pezzi.
Ci sono colori che non vedi da nessun’altra parte d’Italia,
colline gialle bianche grigie e rosse di giorno, di sera nella luce dell’ultimo sole diventano color della cipria, della sabbia e cacao, sì cacao,
quello vero, un misto di violaccio stinto spolverato di grigio, così è il colore del cacao appunto.
Solo il deserto dà questo urto metafisico agli occhi.
Improvviso un cipresso, o una fila di cipressi, o una spirale. Sembrano pennellate astratte contro il cielo e sui colori della terra.
Questi ”maledetti toscani” con un solo albero hanno rivoluzionato il panorama, segnandolo per sempre.
Il cipresso viene da Cipro, e gli Etruschi venivano (anche?) da quelle direzioni.
Potrebbe essere la testimonianza del loro gusto teatrale..
Ho letto che nel 1200 i senesi ne hanno piantati tanti, per indicare un podere un bivio
un accadimento di guerra. Gli è venuto dritto dal Dna.
Lo vedo che è un segnale, piu’ che una pianta. Non sono “alti e schietti” né “giganti giovinetti”,
ma superbi e irreali, sempre come dipinti nello spazio. Io ne ho uno, per caso, per lo stesso caso
che ha fatto sì che venissimo a vivere qui. E’ alto quasi 30 metri, è verde in ogni stagione, è
blu con la nebbiolina di novembre e nero compatto di notte, di notte vedo il suo grande piede,
il suo corpo ma mai distinguo la testa che si confonde col buio.Gli voglio un bene sincero,
lo stimo. Chissà perché è qui. Chissà cos’è successo proprio qui. Lo innaffio d’estate,
con la scusa di una salvia che ha sete.
La casa etrusca è circa del settimo secolo avanti Cristo. Vicino c’era un laboratorio,
una specie di workshop che serviva la casa, la manutenzione, la vita.
Si costruiva lì, si cardava la lana,
si facevano le sculture e i dipinti, le pentole, quelle loro incredibili coppe in bucchero, i vasi.
Deve essere stato un posto da impazzire di gioia.
Si è tutto incendiato e poi ricostruito, e meglio, piu’ grande. Era un palazzo signorile quadro,
60 metri il lato, 18 stanze.
Qui è a computer. C’è tutta la Grecia nelle colonne e nell’intervallo degli spazi.
Tutta l’arte che è venuta poi nel mondo è contenuta in quell’architettura e nelle sculture
e nei fregi in terracotta. Tutta l’intenzione è già presente, il grande e il piccolo, c’è perfino
quell’anello, la Voluptuese|! http://www.avantdedormir.com/blog/stories/2004/03/16/voluptueuse.html
E di terracotta sono i pezzi rimasti in questo piccolo coraggioso museo di Murlo.
Telefono 0577814099, museo@murlo.siena.it
E’ strano. Il legno si è infradiciato, il ferro si è rovinato, la terracotta è lì come allora, a volte
intatta a volte a grandi pezzi, ma il materiale ha resistito meglio di tutti gli altri, contrariamente
alle nostre tazzine.
Sarà perché è terra, perché è così umana? Sarà perché è cotta? Anche l’uomo, si dice, fu fatto di terra e acqua.
Resiste un’ottantina d’anni, non duemilasettecento! Sarà perché non è passato per il fuoco?
I tetti della casa etrusca sono pieni di ornamenti, grandi spaventapasseri sui colmi.
Gli etruschi certo sono stati grandi viaggiatori. Ci sono maschere africane e figure di uomini cinesi con la tipica barbetta lunga
e con cappello texano, un vero Stetson..
Ci sono forme piatte e spesse che sembrano angeli.
Le tegole scorrono una sull’altra, come quelle delle vecchie case qui e di casa mia , ma piu’ grandi.
Le grondaie hanno l’invaso che rappresenta un personaggio seduto, cavo dall’alto e nel fondo,
nella testa e nella pancia, per lo scorrimento dell’acqua piovana.
Gli Etruschi l’hanno accuratamente seppellita
prima di lasciarla per sempre, duecento anni dopo
Mi è sempre piaciuto vedere che da morti si raffigurano seduti, e abbracciati a coppia, affettuosamente disinibiti invece che sdraiati e arresi.
E sorridenti.
Ma oggi la casa me li ha fatti immaginare vivi, giocosi, pieni di creatività, artisti in movimento.
Chissà perché hanno sepolto la casa con tanta cura. Chissà perché si incendiò tutto.
Chissà perché non hanno voluto farsi leggere nella storia a venire..
Forse i Romani erano invidiosi di loro, i grevi romani soldati contro i consapevoli leggeri etruschi.
Hanno perso la vita ma non hanno ceduto la loro filosofia. E’ possibile che sia così?
Il Professore, qui, dice di sì.
ps: ho preso la foto di Murlo da una cartolina, il cipresso dal libro della Prof. Ezia maria Pentericci, tutte quelle della casa etrusca dal catalogo
"Antiquarium di Poggio Civitate". Ho preso gli strumenti che ho trovato nel viaggio. Spero di non aver fatto male a nessuno.
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